Padre Catalin Pavaloaia, protopresbitero Vicario per la Sardegna della Chiesa Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa Meridionale, è la guida spirituale della comunità di Santa Barbara, nel centro storico di Alghero. Il suo ruolo a servizio della comunità ortodossa che vive in Città e nelle zone limitrofe ha permesso, in questi giorni, di conoscere da vicino la situazione nelle terre martoriate dalla guerra attraverso i contatti con le famiglie che da tempo si sono integrate nella nostra realtà territoriale.
Padre Catalin, in che modo la Chiesa Ortodossa sta seguendo il conflitto sia in Russia, lì dove si è presa la decisione di attaccare, sia nell’Ucraina assediata e invasa dalle truppe russe?
La Chiesa Ortodossa segue con dolore questo tragico disastro umanitario che sta accadendo in territorio Europeo e che non ha precedenti. I nostri pensieri e preghiere vanno innanzitutto verso i feriti e le famiglie delle vittime che hanno perso la vita in questi giorni. L’intera comunità Ortodossa spera e prega con fervore affinché il nostro Signore senta le nostre preghiere e non abbandoni i suoi figli sacrificati in Ucraina. Entrambi i vertici ortodossi, sia russi che ucraini, si sono dissociati dagli atti di ingiustificata violenza e hanno chiamato alla preghiera e al cessare ogni atto di ostilità tramite la via del dialogo, al fine di raggiungere la tanto pregiata pace.
Molte chiese ortodosse sono diventate rifugio per gli sfollati e i feriti. Ha avuto contatti con i suoi confratelli presbiteri nelle terre colpite dai bombardamenti?
Non direttamente, ma sono in contatto con alcuni presbiteri connazionali che stanno facendo sforzi immensi al fine di aiutare gli oltre centomila rifugiati che sono entrati in Romania nel corso di questa settimana. Nella parte nord della Romania stanno arrivando ogni giorno migliaia di persone. Specialmente madri e bambini arrivano alla dogana sconcertati, affamati, stanchi, e infreddoliti. In più la situazione metereologica non è favorevole date le nevicate dei giorni scorsi. Ad attenderli tantissimi presbiteri e volontari che stanno aprendo le loro case e chiese per ospitare più persone possibili. C’è stata una mobilitazione da parte delle Chiese per raccogliere cibo e beni di prima necessità e possiamo chiaramente vedere come la mano di Dio lavora attraverso queste persone che cercano di rendere l’arrivo dei rifugiati ucraini il più accogliente possibile.
La popolazione ucraina, si afferma, fosse pronta per un attacco di questo genere, eppure il conflitto sembra una guerra tra fratelli. In tanti, anche in Russia sono scesi in piazza a protestare manifestando il loro dissenso nei confronti della decisione governativa, Cosa ne pensa?
Il mondo intero sta guardando con orrore l’evolversi di questa aggressione che va al di là di ogni legge e moralità. Mi associo all’appello del nostro Santissimo Patriarca Bartolomeo che chiede al clero e ai fedeli ortodossi di pregare il Signore Gesù, Dio dell’amore e della pace, perchè illumini le menti dei condottieri coinvolti in questa guerra affinchè comprendano le tragiche conseguenze delle loro decisioni che stanno ferendo persone innocenti. “Guerra e violenza sono certamente da contrastare con ogni fibra del nostro essere” conclude il Patriarca Bartolomeo. Questo è anche il mio punto di vista, da sacerdote che osserva con dolore come due popoli che hanno condiviso la loro storia a lungo, si ritrovino a combattere “fratello contro fratello”. Il sentimento di dissenso verso la guerra si è visto non solo in Russia, ma attraverso le piazze di tutto il mondo dove in tanti stanno protestando e chiedendo una risoluzione pacifica che può essere raggiunta tramite il dialogo. Credo che questo dialogo possa avvenire, proprio perchè i due paesi hanno tanti legami, storici e culturali, che li uniscono.
È al corrente di situazioni familiari particolari, soprattutto di quei nuclei che frequentano la Chiesa algherese di Santa Barbara o comunque residenti nel nostro territorio e che hanno dei parenti che stanno vivendo questi giorni drammatici?
Per il momento nella Chiesa di Santa Barbara abbiamo avuto la possibilità di dialogare con alcuni fedeli ucraini e le situazioni sono molto difficili e ricorrenti: in particolare, emerge la necessità di ricongiungere le famiglie ucraine. Mentre ad Alghero questi nuclei sono più ristretti, un importante numero di fedeli ucraini e russi si possono trovare a Sassari nella Parrocchia Ortodossa slavonica.
Si contano circa un milione di ucraini che stanno lasciando la loro terra per essere accolti nelle nazioni confinanti. Che ruolo sta rivestendo la solidarietà e lo spirito di fraternità e accoglienza?
Come detto precedentemente, vedere come i paesi attorno all’Ucraina stanno reagendo è un incredibile segno di solidarietà e fraternità. Non solo le istituzioni statali, aziende e associazioni si sono mobilitate rapidamente, ma più impressionante è vedere come le persone comuni stanno letteralmente aprendo le loro case per ospitare i più sfortunati o in alcuni casi trovare persino lavoro a coloro che hanno dovuto abbandonare la loro terra martoriata. Se da un lato abbiamo malvagità, violenza, dolore e morte, dall’altro lato c’è una risposta ancora più forte fatta di accoglienza e amore che rispecchia pienamente le parole del Nostro Signore: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. Mai come in questi giorni abbiamo potuto assistere a una così rapida mobilitazione solidale e spero che questo possa essere un esempio da seguire anche per altri popoli che si ritrovano in situazioni difficili perchè: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt. 25,45)
A suo parere in che modo si potrà porre fine a questa guerra. Quali saranno le conseguenze di tutto quest’odio?
Per porre fine a questa situazione le istituzioni europee, russe, e ucraine e le varie organizzazioni internazionali devono lavorare per una soluzione pacifica attraverso un dialogo onesto. Il dialogo è il miglior modo per risolvere qualsiasi problema e qualsiasi controversia. Inoltre, per porre fine a questa guerra, noi cristiani dobbiamo unirci in un’incessante preghiera a favore del popolo ucraino e per la vittoria della pace e della giustizia in Ucraina. È difficile pensare alle conseguenze di quest’odio adesso, mentre i nostri fratelli combattono gli uni contro gli atri. Prego e spero che i vertici che hanno dato il via a questa situazione si guardino dentro e ritrovino la giusta via, perchè l’unica guerra che ci è concesso combattere è contro i nostri peccati. Una guerra interna contro le nostre passioni che ci rende persone migliori, e non una guerra contro altri popoli.