Assisi | Incontro Nazionale del Progetto Policoro
di Gianmichele Demartis (Animatore di Comunità Progetto Policoro – Diocesi di Alghero-Bosa)
Il 44° corso di Formazione Nazionale del Progetto Policoro si è tenuto ad Assisi dal 29 novembre al 3 dicembre 2023 e ha visto la partecipazione di animatori di comunità provenienti dalle 117 diocesi italiane aderenti. Sono stati 5 giorni intensi che hanno visto alternarsi momenti di formazione ricchi di contenuti a momenti di condivisione dove tutti i giovani presenti hanno avuto l’opportunità di riscoprirsi e di intrecciare relazioni nella terra di San Francesco.
“Dare un’anima alla comunità a due a due”, è questo il tema scelto per quest’anno, introdotto da Don Ivan Licinio, Coordinatore Nazionale del Progetto Policoro.
Durante la lectio della seconda giornata Don Antonio de Rosa, di Caritas Italiana, ha posto l’accento sull’essere sè stessi, per animare la comunità attraverso un processo che produce cambiamento, ripartendo dalla persona e dalla sua dignità. A seguire il dibattito con Giovanni Scarafile, Valentina Calcaterra e Mirella Maturo, ha fornito agli AdC ulteriori spunti per essere, nei propri territori, tessitori di un’umanità solidale fatta di relazioni autentiche.
Dopo i laboratori suddivisi per anno di mandato, presso la Basilica di Santa Chiara la celebrazione eucaristica presieduta dal Card. Matteo Maria Zuppi, Presidente CEI, ha visto protagonisti gli Adc del primo anno a cui è stato consegnato il mandato.
Sulle note di “E ho perso la città ” di Niccolò Fabi si è aperta la terza giornata. “Città e casa, cibo e cura, Cafarnao”; con queste Cinque parole don Bruno Bignami, Direttore Nazionale dell’ufficio per i problemi sociali e del lavoro, durante la lectio, ha ricordato agli animatori che per animare una comunità è importante saper accogliere i doni dell’altro, saper mettere cura nelle piccole cose e vivere la nostra missione come una “cafarnao” in cui è possibile fallire.
Protagonista della mattinata la figura del testimone dell’anno, Adriano Olivetti, un “industriale anomalo” presentato tramite uno spettacolo dal titolo “sono gli audaci a cambiare il mondo”. Nella sua piccola Ivrea, Olivetti ha portato il futuro ponendo al centro dell’economia l’uomo e la sua dignità, perché “la fabbrica è solo un mezzo… il fine ultimo è sempre la comunità”. La fondazione oggi è portata avanti dal nipote Beniamino, che per l’occasione ha ufficializzato la collaborazione con P.P. sottoscrivendo un protocollo d’intesa.
La giornata è proseguita con i laboratori e con la veglia di preghiera nel Sacro Convento: uniti da un unico filo composto da pezzi di lana colorati, don Ivan ha fatto riflettere gli animatori sulle fragilità interiori, che dobbiamo imparare ad abitare per poter essere operatori e promotori di pace.
Dai “luoghi del cuore” è partita la quarta lectio a cura di don Riccardo Pincerato, Direttore nazionale per la Pastorale Giovanile, che ha esortato gli animatori a mettere al centro l’altro, a cogliere il volto della persona che abbiamo “liberato” con il nostro servizio, perché solo così saremo veramente figli e figlie amati da Dio.
Dopo la conclusione dei laboratori tematici, il pomeriggio si è aperto con la tavola rotonda dedicata alle esperienze locali di animazione del territorio.
Nel pomeriggio don Ivan, in occasione del momento di preghiera, ha consegnato il mandato agli AdC Senior.
Dopo la messa conclusiva, Domenico Smimmo, Formatore Nazionale, ha ripercorso le tappe della cinque giorni. Per dare un’anima alla comunità è fondamentale il peso del coraggio, che va protetto due a due. Per essere coraggiosi occorre avere un cuore che spinge all’azione, capace di generare gesti e scelte che ci mettono in gioco per far rifiorire il territorio. Per essere liberi e poterci donare per animare la comunità, dunque, è necessario perdonare, non odiare, non lasciarsi avvelenare, dire grazie e amare le proprie fragilità.
A concludere il 44° appuntamento nazionale don Ivan: “Non ci viene chiesto di correre ma di camminare, a due a due, con lo stesso passo e lo stesso stile. Il cammino che vogliamo fare dipende in parte da noi e in parte dalle persone con le quali camminiamo insieme. Le nostre mete sono le parrocchie, le comunità, le città ma c’è un luogo che non dobbiamo mai dimenticare di animare: noi stessi, è dentro il nostro volto che è racchiusa l’anima bella che il Signore ci ha consegnato. La potenza del P.P. sta nel suo saper stare insieme con gli altri, sta nella rete nei legami che si creano. Non abbiate la presunzione di dover fare tutto da soli. Se non c’è l’insieme, non c’è P. P. Siate il bacio di Dio per l’anima del mondo”.