di Francesco Marcheschi
L’Amministrazione Comunale di Silanus ha avviato un percorso che, ripercorrendo le origini del paese e della sua comunità ed esplicitandone il genius loci, ne valorizzi le ricchezze materiali ed immateriali con l’obiettivo di promuovere un modello di sviluppo locale basato sull’attrattività del paese per visitatori, turisti e nuove cittadinanze.
La ideazione del percorso è stata definita da un gruppo di lavoro locale e da un “Comitato di Visione” volontario composto da esperti dei temi dello sviluppo locale, che, affiancando l’Amministrazione, hanno ripercorso e riassunto in apposite schede e in un documento finale il canovaccio di un racconto “dal vivo” del paese. Narrazione che, già a partire da questa estate, troverà contenuti e modi di esprimersi in luoghi fisici da visitare, esperienze da vivere, saper fare da apprezzare, saper accogliere da sperimentare e nel quale l’identità del paese e della sua comunità, quindi il paesaggio culturale silanese, sono l’oggetto del racconto e Silanus paese accogliente per visitatori e turisti, ne è l’obiettivo.
Il ventaglio di ricchezze materiali ed immateriali del paese è veramente grande e il lavoro ne ha messo in evidenza tanti aspetti, dal complesso archeologico di chiesa e nuraghe di Santa Sabina, alla “Domo de sa poesia cantada” museo vivo della poesia estemporanea sarda, dalla chiesa romanica di San Lorenzo alle sette chiese del paese, dalla Ricostruzione ed esposizione dell’arte tessile silanese a “sa burra ‘e istratzos” suo incredibile e rappresentativo prodotto. Si continua con la tradizione del canto a tenore a quella storica della poesia improvvisata (Silanus è l’unico paese che abbia avuto per quarant’anni in contemporanea due campioni sardi di quest’arte che si sono esibiti in tutte le piazze dell’isola), sino alle tradizioni popolari dei costumi, del canto, del ballo e alla ormai consolidata tradizione dei cavalli e delle loro rappresentazioni popolari e sportive.
Fanno naturalmente parte di questo patrimonio le tradizioni culinarie di Silanus che attingono ad un passato di vita contadina e pastorale e che sono emblematicamente rappresentate nella zuppa di finocchi selvatici “suppa de frenugu” e in “su ischidu”, preparazione ottenuta con il latte cagliato; nella sua tradizione il paese può vantare ben 32 tipi di pani e 19 dolci diversi, tra i quali emerge “s’aligu”, una speciale pasta tostata con miele e scorza d’arancio, racchiusa tra due profumate foglie di limone.
Il racconto si dipanerà quindi per le vie interne del paese dove grandi fotografie della Silanus del passato segneranno il percorso e richiameranno i riti del tempo (l’orditura per strada, il rientro sull’asino dalle campagne, il volto segnato dei centenari, il vecchio acquedotto e la storica funtana ‘e conzu), quindi le sette chiese del paese e il loro percorso simbolico, l’immersione nella domo de sa poesia cantada per cogliere tutti gli aspetti della poesia sarda a bolu, ascoltare le grandi esibizioni del passato e magari provare l’ebrezza dell’improvvisazione nello spazio dedicato. Sarà previsto un tuffo nell’arte tessile silanese in una ricostruzione completa di telai, manufatti, rievocazioni video e con la possibilità di vedere artigiani al lavoro e partecipare al lavoro stesso, quindi la presenza ad esperienze come le prove dei tenores e dei gruppi di ballo per apprezzarne le esibizioni e scoprirne i segreti, e tanto altro ancora, assaggio di cibi tradizionali compresi.
La comunità silanese è da sempre legata alle proprie tradizioni e, insieme a sa limba parlata ancora oggi anche dalle nuove generazioni, vive con orgoglio la propria “silanesità” e, essendo tradizionalmente ospitale, vive nel contempo come un arricchimento il confronto con l’ospite, il visitatore, e quest’ultimo avrà l’opportunità di immergersi anche profondamente negli usi, nelle abitudini, nelle pratiche sociali e culturali del paese e coglierne aspetti e suggestioni che sanno di un passato ancora vivo e sono autentiche e coinvolgenti.