di Simona Runchina
La vita spesso ci riserva ciò che non vogliamo e che non avremmo mai immaginato. Questo è quanto è accaduto anche al popolo ucraino, di cui una piccola rappresentanza è ospitata nell’Ospizio Sacro Cuore di Sedilo. La struttura ha aperto le porte all’accoglienza, con l’aiuto dell’associazione regionale Amistade Po Sos Ucrainos e di diversi volontari sparsi per la Sardegna, cercando di offrire nei limiti del possibile tutto il supporto materiale e morale di cui necessitano i nove cittadini ucraini, tra cui tre madri e sei ragazzi di età compresa tra i dieci ed i diciannove anni.
L’intervista che segue è stata possibile grazie alla disponibilità di Larysa V., nuova amica ed ospite della comunità alloggio del Sacro Cuore ed alla collaborazione di Olesya N., interprete per amore e passione.
Qual è la città da dove provenite? In che modo siete riusciti a scappare per raggiungere l’Italia?
Io e la maggior parte di noi ospitati qui a Sedilo proveniamo da Kharkiv, una grande città di quasi 2.000.000 di abitanti e di cui purtroppo oggi non rimane molto di ciò che conoscevamo. Siamo scappati per via della guerra e della paura che essa genera, ma soprattutto per salvare i nostri figli. L’amore per i nostri bambini e la disperazione ci hanno fatto compiere ciò di cui non pensavamo di essere capaci ed i nostri bambini sono stati bravissimi. È stato molto difficile, abbiamo affrontato sei giorni di viaggio per un totale di circa 1.000 km tra percorso a piedi, macchina e pullman. Solo per superare il confine tra Ucraina e Polonia abbiamo impiegato sette ore di camminata ininterrotta, sotto qualsiasi intemperia. Dalla Polonia a Venezia abbiamo viaggiato in pullman e per fortuna, in attesa che arrivassero i nostri amici dalla Sardegna, siamo stati ospitati per circa sei giorni da una famiglia italo-ucraina.
Il conflitto con la Russia è qualcosa che aspettavate, era nell’aria oppure è accaduto tutto senza preavviso?
C’era un po’ di tensione ed io nel mio lavoro ho iniziato a percepirlo di più quando molti dei clienti della mia agenzia di viaggi mi chiedevano di organizzare uscite o trasferte fuori dal Paese. Mai avremmo immaginato lo scoppio della guerra e l’invasione della nostra Patria.
In molte nostre famiglie ci sono persone di origine Russa, ci siamo mescolati e non pensavamo di certo che questo potesse essere un problema. Ho aspettato sino ad ultimo a preparare quella che le tv nazionali definivano “valigia di emergenza”, ovvero la raccolta dei documenti principali e più importanti e l’ho fatta solo quando ho pensato che mio figlio poteva morire, morire sotto le bombe, sotto terra o soffocato. Ho chiamato chi conoscevo e ci siamo organizzati.
Molte di voi hanno dovuto salutare familiari, mariti, fratelli ed amici troppo anziani per andar via o perché impegnati nella difesa del territorio ucraino. Siete in contatto con loro? Cosa vi raccontano? Siamo sempre in contatto con i parenti ed amici rimasti lì e ci riferiscono dell’aumento crescente dei bombardamenti. Ciò che ci rattrista di più e sapere che noi siamo qui al sicuro mentre loro sono lì e non hanno nemmeno più paura delle bombe perché ora il terrore nasce dal silenzio, dall’incertezza di cosa può accadere. Sono cambiate le priorità, ora non è importante proteggersi, ma bensì procurare cibo, acqua e tutto il necessario per sopravvivere per cui anche se ci sono i bombardamenti escono dai rifugi perché hanno solo due scelte: morire sotto le bombe o per la fame.
L’Italia e nel vostro caso la Sardegna hanno aperto le porte per accogliervi. Cosa vi sentite di dire di questa opportunità? Qual è la prospettiva di tornare nel vostro Paese?
Sicuramente vogliamo tornare a casa ma sappiamo che questo non sarà subito possibile. Ci vorrà tempo,
tempo per far finire la guerra, tempo per ricostruire, tempo per dimenticare. Siamo scappate per salvare i
nostri figli, per dar loro la possibilità di vedere un cielo sereno senza la paura delle bombe, ma appena possibile torneremo perché ci sarà bisogno anche del nostro aiuto.
Siamo infinitamente grati alla Sardegna ed ai suoi abitanti. Il popolo sardo è un popolo gentile, generoso ed accogliente. Abbiamo trovato tanti nuovi amici che senza conoscerci ci aiutano e ci vogliono bene. Sono molto affettuosi con noi, ci chiedono sempre se abbiamo bisogno di qualcosa e cercano di venirci incontro intuendo i nostri bisogni e non vedono barriere nella lingua o nelle abitudini diverse. Non è la nostra casa, ma siamo al sicuro. Sappiamo che dove viviamo ci sono dei nonni ed alcuni non stanno molto bene, appena ci saremo ripresi vogliamo far qualcosa per loro e per tutte le persone che ci aiutano tra cui il personale che lavora nella struttura ed i volontari dell’associazione.
Molte di voi sono anche mamme, come hanno vissuto e vivono i bambini questa guerra? In che modo cercate di alleggerire il peso dei pensieri?
I bambini non hanno vissuto dei bei momenti e nessuna madre vorrebbe mai vedere il proprio figlio in un buco scavato sotto terra. Non era un bunker, era solo un buco polveroso, erano tutti tristi, nervosi e spesso era difficile anche respirare ed avvertivano un senso di soffocamento che li rendeva molto nervosi. Oggi sembrano stare meglio, Sedilo è un piccolo paese, ma dal clima mite per cui l’aria pulita ed il sole ci aiutano molto. Le coccole ed il cibo aiutano noi ed i bambini a pensare in positivo, ma quando ci viene la nostalgia di chi è rimasto in Ucraina è molto dura.
Cerco di lavorare per tenermi impegnata perché penso che se riesco ad essere più serena anche io, lo sarà anche il mio bambino. Ho contattato i miei vecchi clienti per raccontare la mia esperienza e fornire loro le mie competenze nell’organizzazione dei viaggi per aiutare loro ed i bambini, ma sono consapevole che il mio lavoro è cambiato.
La parola pace è una prospettiva reale? E dietro di essa vedete la resa di una delle due parti o l’accordo tra esse per una convivenza pacifica?
Secondo me e secondo le fonti locali non è possibile una resa del popolo ucraino. Sono cambiati gli equilibri e le priorità perché anche i ricchi non hanno più l’interesse solo dei soldi, ma bensì difendere la repubblica, a costo di salvare anche solo un cm di terra. Il patriottismo non ci farà mai arrendere e crediamo che la vittoria sarà nostra e siamo disposti a tutto. Il nostro presidente prima non era ben visto, era considerato solo un comico, ma ora è diventato il Presidente ed il popolo lo segue perché ha chiesto aiuto e non è scappato. La convivenza pacifica non so se sarà possibile, la guerra lascia feriti ovunque e semina odio. Ricostruiremo un’Ucraina più bella di prima, ma ci rattrista vedere come la popolazione rimasta lì soffre, sembrano tutti invecchiati di dieci anni e non sembrano più gli stessi. Siamo molto preoccupati per il popolo ucraino, per i Paesi vicini e soprattutto per le repubbliche baltiche. Ora i telegiornali trasmettono non solo le indicazioni per la creazione della valigia di emergenza, ma anche come comportarsi in caso di attacco chimico perché la paura è che le bombe non siano più sufficienti. Speriamo in un mondo di pace per noi, per i nostri figli e per tutti coloro che soffrono. Siamo figli di un unico Dio e non è certo ciò che vuole per i suoi figli.