di Maria Grazia Fanis
Correva l’anno 2004 quando una giovane e timida ragazza nativa di Hincesti a 30 Km. da Chisinau (Moldavia) ma vissuta a Mingir, arrivò ad Alghero. Il suo lavoro era quello d’assistere un’anziana signora verso la cui famiglia nutre tuttora un’immensa gratitudine. Dell’italiano conosceva le parole essenziali ma aveva tanta voglia d’impararlo e di conoscere tutto ciò che riguardava il paese che l’ospitava. Nonostante la sua giovane età, in Moldavia, lasciò suo figlio Tudor in tenera età oltre naturalmente tutta la sua famiglia d’origine (in seguito per lavoro sia la madre che le due sorelle la raggiunsero unitamente al figlioletto). La ragazza aveva dalla sua una volontà di ferro frutto di una vita fatta di privazioni e sofferenze. Sono trascorsi 18 anni, ora Irina Mita è una giovane signora che qui si è costruita una vita sposandosi nel 2011 con l’algherese Stefano con il quale ha avuto una bambina e che, con un atto di generosità, ha anche adottato Tudor, ora ventunenne. Da alcuni anni, Irina da cristiana ortodossa è diventata cattolica e da allora frequenta assiduamente la Chiesa, in modo particolare, Nostra Signora della Mercede diventando, da qualche mese, anche catechista. Con qualche comprensivo timore iniziale ora accompagna i bambini verso il loro primo incontro con Gesù. Irina, anche se si sente algherese a tutti gli effetti, non ha dimenticato la sua terra d’origine nella quale ha conosciuto il periodo in cui vigeva il regime dell’URSS e dove ora ha lasciato l’anziano padre, zii e cugini.
Che ricorda del periodo comunista?
Ricordo quando a scuola tutte le classi andavano, da metà settembre sino a metà novembre, a lavorare i campi e nelle vigne. Era lo stato comunista che decideva ciò che dovevamo fare. Avevamo delle maestre severissime che ci facevano onorare, come un dio, Lenin. Portavamo sul grembiule una stella con la sua testa e guai se la dimenticavamo a casa, eravamo costretti a tornare indietro e metterla. Se la perdevamo eravamo obbligati a ricomprarla. Eravamo terrorizzati da questo clima. Quando la Moldavia è diventata finalmente libera abbiamo dovuto lasciare da parte il russo, che io conosco bene, e il suo alfabeto cirillico per imparare l’alfabeto latino e il rumeno.
Ricordo che la Russia, contrariata per la nostra scelta d’indipendenza, ci lasciò al buio e senza gas.
Proprio per raccontare la mia vita, in particolare il mio vissuto sotto il regime, ho scritto un libro, terminato lo scorso anno ed ora in fase di correzione, che spero presto di mandare in stampa.
Come sta vivendo questo tragico momento d’escalation della guerra russa/ucraina che sembrerebbe coinvolgere anche la Moldavia?
Nei primi giorni, a seguito delle notizie che arrivavano dall’Ucraina, stavo molto male ora sto cercando di reagire e di pensare soprattutto alla mia famiglia qui. La notte, a letto, continuo a rimuginare questa situazione. La mia mente corre spesso a mio padre che non vuole abbandonare la sua terra e i suoi parenti (dovrebbe arrivare quest’estate ma non ha intenzione di rimanere, spera sempre che tutto finisca). Penso a ciò che potrebbe succedere a seguito delle continue minacce d’invasione anche del mio paese. I racconti di ciò che sta succedendo li sento più che altro direttamente da lui. So, per esempio, che sia lui che altre famiglie avrebbero voluto ospitare degli ucraini ma sono stati minacciati dagli stessi moldavi filorussi. Non tutti sono d’accordo ad aiutare l’Ucraina.
Quali sono i rapporti con la Transnistria la regione nel mirino dei Russi
Noi non siamo vicinissimi a questa zona nella quale sappiamo ci sono già truppe russe però la paura che si vada oltre questa regione è tantissima, ho dei cugini preoccupatissimi che stanno lì e che possono essere richiamati sotto le armi. Vivo questa guerra da entrambe le parti visto che ho parenti anche in Ucraina e in Russia considerato che da parte di mia madre sono nove fratelli sparsi in più parti.
Quello che non arriva attraverso le notizie dei telegiornali è la voglia che effettivamente c’è di tornare a far parte della Russia in questa regione dichiaratamente filorussa
Premesso che io non sono né contro la Russia né contro l’Ucraina ma sono contro la guerra e non sopporto la sofferenza di queste persone, ritengo che la maggioranza sia avversa, solo una piccola parte ha voglia di tornare sotto la Russia. Chi è che vuole rinunciare alla libertà che è stata finalmente conquistata? Noi eravamo chiusi non sapevamo niente di ciò che succedeva al di fuori perché non ci arrivavano nemmeno le notizie dai telegiornali. Non capisco quella piccola parte che la pensa diversamente, forse ha solo paura…